La chiesa di S. Maria della Pietà

Questa chiesa di origine molto antica nacque intorno a un’edicola raffigurante la Vergine col Bambino risalente probabilmente al tardo ‘400, epoca in cui proliferavano le immagine sacre dedicate soprattutto a Maria, utilizzate lungo i percorsi viari a protezione dei viandanti. Fu nel XVI secolo tra le più importanti chiese di Fabrica. La chiesa ha un impianto ottagonale che doveva essere coperto da una cupola (mai realizzata) e un corpo longitudinale che ne costituisce la navata. La tipologia dell’ottagono richiama, anche nelle dimensioni, le architetture locali realizzate da Antonio da Sangallo il giovane soprattutto a Montefìascone. Nella metà del ‘500 venne affidata ai padri dell’ordine di S. Agostino, che vi rimasero per oltre cento anni. Vi risiedevano ancora nel 1660, come risulta dalla lista dei lavori predisposti per consolidare il tetto, le celle dei frati ed una piccola cappella, forse dedicata a S. Lorenzo. Dopo questa data, per volere del pontefice, i padri agostiniani furono costretti ad abbandonare il convento, già a quell’epoca piuttosto malconcio. Vi ritornarono circa quindici anni più tardi, tra il 1675 ed il 1676: “…a richiesta del popolo con obligandosi di far la comodità per sei religiosi, onde se resolsero de gettare a terra quattro stanzette….”.
Nel 1560 erano stati commissionati a Bartolomeo ed Alessandro Torresani gli affreschi delle cappelle a nicchia della navata e della tribuna ottogonale, come pure la decorazione a grottesche e le scenette di genere che si trovano intomo a queste medesime piccole cappelle.
Le condizioni della Chiesa, in questa data, dovevano essere ancora piuttosto precarie: dal 1554 in poi. cominciano infatti una lunga serie di riparazioni che riguardano tutta la struttura, a cominciare dalle mura “che ruinano… “, per passare alle fondamenta “…che si putrefano…” ed al tetto “…che vi piove dentro,(et) non si può nemeno celebrar et tutto l’edificio ruina…”, motivo che spinge la Comunità a mettere in salvo almeno il fonte battesimale, trasportandolo nella chiesa di S. Silvestro. I lavori continuano ad essere piuttosto frequenti per tutto il corso del XVI e XVII secolo, e si concentrano attorno agli anni Sessanta del ‘600. periodo in cui risultano 35 scudi spesi per muratori e falegnami e poco meno di uno scudo “…per l’eremita della Madonna che viveva nei pressi del Convento”.
Ma la testimonianza più interessante proviene da un interrogatorio fatto a Sigismondo Iannone, curato del luogo, che il 2 settembre del 1666, chiamato a testimoniare dal Commissario Apostolico, deve giustificare la Comunità per lavori effettuati senza licenza.
La prassi amministrativa prevedeva infatti che le comunità che facevano parte del Patrimonio di S. Pietro, parte dello Stato Pontificio, non potessero effettuare lavori sui propri beni immobili senza il permesso dell’organo centrale a questo compito predisposto: la Sacra Congregazione del Buon Governo. Fabrica aveva invece realizzato alcune sistemazioni senza aspettare la licenza necessaria che tardava troppo ad arrivare. La testimonianza di Sigismondo lannone, rilasciata alla metà del ‘600, sottolinea l’importanza della Chiesa di S. Maria della Pietà, luogo di culto anche per le comunità vicine:
…minacciando ruina la chiesa della Madonna della Pietà e fattasi piùvolte istanza a questa comunità che ci remediasse… Mons. vescovo diocesano Altini interdisse la suddetta chiesa e non celebrandosi i divini offici era di molto danno alla salvezza dell’anima di questo popolo onde la Comunità se redusse a resarcirla…. é stato il sudetto resarcimento di somma utilità a questa terra et popolo il quale il più delle volte perdeva la Messa per ritrovarsi quivi pochissime chiese… et vedendo che li denari delli offitiali della Comunità si pagavano con ogni lentezza. Circa la Croce d’argento che essa Comunità ha fatto alla nostra Sacrestia et clero non posso dire che bene perché non ci erca croce et è decoro di questa terra che il clero nelle funzioni vada con una croce d’argento “. Nel 1713 viene di nuovo registrata la necessità di restaurare il tetto e le due vetrate della chiesa già sistemata più volte in precedenza, ma fatte “…senza telaio et perciò se sono tutte rotte et minacciano ruina…”. La facciata presenta un intervento al tempo di papa Benedetto XIII come testimoniato dall’arma del pontefice in stucco realizzata al centro del timpano. Nel 1785 gli agostiniani lasciavano definitivamente la chiesa, appare infatti evidente che sono ormai divenuti un peso per la Comunità, perché “…non amministrano i sacramentiet non aiutano nelle opere parrocchiali…”

I TORRESANI, PITTORI A FABRICA
Dopo aver realizzato gli affreschi di S. Silvestro, Bartolomeo ed Alessandro Torresani vennero incaricati di realizzare la navata e la tribuna ottagonale di questa chiesa. Ormai alterati da mani diverse questi lavori rappresentano scene di carattere religioso, relative alla vita della Vergine (prima nicchia a sinistra della tribuna), ed ai Santi Andrea, Antonio Abate. Michele Arcangelo ed altri (seconda nicchia a sinistra).
Degli stessi autori sono la decorazione a grottesche e le scene di genere che contornano le nicchie. Da ricordare anche i numerosi lavori realizzati dai due pittori nella vicina chiesa di S. Egidio a Cerchiano.

Ultimo aggiornamento

24 Febbraio 2022, 16:08

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