L’ ospedale del S. Spirito in Sassia. fondato a Roma da Innocenzo III (1198-1216), divenne proprietario del territorio e del castello di Fabrica per la prima volta, il 27 dicembre del 1367. L’atto notarile, conservato nell’Archivio Vaticano, testimonia infarti il passaggio dì proprietà di questo castello (“…integrum castrum Fabricae,,.”), concesso all’ospedale dai Signori Raynaldo e Giordano Orsini che lo avevano probabilmente ricevuto dai Prefetti di Vieo, nella prima metà di quello stesso secolo. Questo documento indica anche i confini che delimitavano il territorio di Fabrica, definito come appartenente al “districtum Collinae”. Questo distretto, detto appunto “Collina”, comprendeva nell’ Alto Medioevo la zona compresa fra Viterbo, Caprarola, Ronciglione e Vico, sino alla Val Tiberina ed era una delle sette province che formavano il Patrimonio di S. Pietro.
Per ottenere il castello di Fabrica i religiosi del S. Spirito avevano ceduto agli Orsini la rocca di Torre Astura che avevano a loro volta ottenuto dai Colonna nel 1355; probabilmente dimostrando scarso interesse per una proprietà direttamente inserita nel sistema difensivo costiero, troppo lontana dagli altri possedimenti dell’ospedale. Oltre a Fabrica il S. Spirito aveva ottenuto anche Castiglione. Nel 1369, tuttavia, il passaggio di proprietà non era ancora avvenuto se Egidio de Horto, precettore dell’ordine di S. Spirito, doveva confermare la cessione di quest’ ultimo castello per ottenere il definitivo possesso di Fabrica. In quegli anni la violenza delle famiglie locali e l’arroganza dei potenti Baroni Romani, rendeva insicuro il territorio, continuamente sottoposto a contrasti violentissimi. Non a caso, dopo la ribellione dei Prefetti di Vico che aveva messo a ferro e fuoco tutta la Tuscia, il S. Spirito perdeva la proprietà di Fabrica. conquistata da uno dei membri più importanti di quella famiglia.
Nel 1377, tuttavia, in seguito ali’ atto di sottomissione al governo di Roma. Fabrica tornò a far parte delle proprietà dell’ospedale, sotto cui rimase, tra alterne vicende, per circa cinquant’anni. Nel 1431 la famiglia dei Di Vico tornò a far sentire la sua presenza sul territorio, avviando una nuova ribellione che cominciò proprio con la conquista del castello di Fabrica. Diligendosi poi verso Nepi. i Di Vico raggiunsero Antonio Colonna, loro alleato e nemico del papa. Ma Eugenio IV Conduller (1431-1447). che aveva affidato il comando delle truppe ad un uomo molto esperto, Niccolo Fortebraccio, trattata una tregua con i Colonna, attaccava in forze Giacomo di Vico. rimasto solo e senza più alleati. Il Fortebraccio, riconquistati i territori occupati: Caprarola, Vignanello.
Vallerano e Fabrica, li riconsegnava ai pontefice. Eugenio IV confermò allora di nuovo la donazione di Fabrica al S. Spirito . Ma nel 1549 una nuova ribellione colpiva il territorio intomo a Fabrica. questa volta per colpa della potente famiglia degli Anguillara: nonostante avesse stabilito una tregua con il neoletto pontefice. Pio II Piccolomini (1458-1464), Everso degli Anguillara continuava infatti a tenere in agitazione tutto il Patrimonio. Organizzato un complotto a Vetralla, Everso veniva sconfitto dall’ esercito organizzato dal Commendatore del S. Spirito, che aveva armato le genti dei suoi domini: Fabrica, Vignanello e Vallerano . e si era diretto alla conquista dei castelli perduti. Da allora Fabrica rimase nelle mani del S. Spirito ininterrottamente sino al 1536. dopo aver ottenuto una ulteriore conferma delle proprietà già nel 1479. Nel 1536 l’ospedale concludeva l’atto di enfiteusi della “…terce Fabrice et tenute Faleresi…” alla signora Lucrezia della Rovere, per la somma di 450 ducati annui.
Nel 1538, tuttavia, il S. Spirito entrò nuovamente in possesso di questi beni che l’anno successivo con autorizzazione di Paolo III Farnese (1534-1549) cedette alla Reverenda Camera Apostolica, ottenendo in cambio le tenute di Statua, Tomboleto e Palidoro, perdendo definitivamente ogni diritto su Fabrica ed il suo castello.
LE PROPRIETA’ DEL S. SPIRITO
Nel!’ Alto Medioevo, ma anche in epoca successiva, i più importanti monasteri, le confraternite e gli ospedali romani erano i grandi proprietari delle tenute della campagna dello Stato Pontificio. Una volta ottenuti beni immobili per concessione feudale o pontificia, ma spesso anche per diretto ius ereditario dalle più potenti famiglie del territorio, questi enti si comportavano come veri e propri signori locali, gestendo tenute e terreni da cui ottenevano importanti vantaggi economici. Fabrica rientrava in questo tipo di proprietà. Gestita dal S. Spirito, per più di due secoli, univa alla vantaggiosa posizione molto vicina a Roma ed alle due direttrici viarie che conducevano a Viterbo, un territorio piuttosto fertile, ricco di ghiande, fieno e di molto legname.
I PRECETTORI DEL S. SPIRITO E FABRICA
Tra i nomi più noti dei Commendatori del S. Spirito che gestirono la proprietà di Fabrica e gli altri tenitori dell’Ospedale vi furono:
Egidio de Horto. governò l’Ospedale per circa trent’anni, e permutò la Rocca di Castiglione con il castello di Fabrica.
Gabriele di Sales, prima come Camerlengo poi come Commendatore governò le terre di Corchiano, Fabrica e Vallerano.
Francesco de Landis, al suo tempo le proprietà ebbero molte difficoltà perché Paolo III unì allo Stato di Ronciglione i castelli di Borgo S. Leonardo. S. Elia, Corchiano, Vignanelio. Fabrica, Carbognano e l’intero territorio dell’Abbazia Fallerense.
Pietro Matteo De Capoccini, governo’ a lungo il Santo Spirilo e restaurò le rocche nelle proprietà’ dell’Ospedale.